mercoledì 30 aprile 2014

OPERAZIONE ARCA 2 – GODERSI LA CROCIERA






VITA QUOTIDIANA AL TEMPO DEL DILUVIO 
PARTE 2:
SEX & TIME


Il precedente post  ha cercato di dare le dotte risposte rabbiniche alle domande più diffuse sull’Arca di Noè (in particolare: i cosa si nutrivano i camaleonti?). Qui continueremo la meritoria (?) opera di divulgazione attraverso altri aspetti che, ne siamo certi, renderanno a tutti auspicabile un nuovo Diluvio solo per poter godere dei servizi esclusivi del nostro battello dell’Ammmore (Divino)!


3) ATTIVITA’ E TEMPO LIBERO
Come già detto, la principale attività di Noè e parentela era quella di nutrire gli animali (e di raccogliere i necessario per dar da mangiare ai camaleonti, immaginiamo). Il lavoro era talmente frenetico per i diversi ritmi degli animali, che il Patriarca e i suoi figli per i primi dodici mesi non dormirono (sic!).

C’era un secondo problema: l’astinenza. Il Diluvio era stato provocato dal comportamento degli uomini, specie in ambito sessuale, quindi era tassativo evitare di irritare l’Altissimo con copule e hard petting.
Noè si giustificò dicendo che mentre il mondo veniva distrutto, non si doveva pensare a dar vita a nuove creature.
Il Patriarca, come detto altrove, si era premunito: prima di salire sull’Arca i maschi dovettero dimostrare che si erano accoppiati solo con femmine della loro specie! E le femmine dovevano dimostrare di accettare solo la posizione canonica [1].
Prima del Diluvio, infatti, alcuni asini montavano cavalle e cavalli asine, il cane la lupa, il serpente la tartaruga (!), il gallo l’anatra e spesso le femmine, bricconcelle, montavano i maschi. Che poi asini e cavalli abbiano proseguito le loro pratiche senza che sia arrivato un nuovo Diluvio è dovuto al fatto che Dio, forse un po’ frettolosamente, aveva deciso di non mandarne mai più uno.
Non era da trascurare anche la dispersione di seme maschile.

Ma la permanenza era lunga, e la carne debole… così tre ospiti disubbidirono con le loro compagne (da notare il fatto che la sessualità delle donne era ben poco considerata, se non come strumento di tentazione).
Il primo fu il cane, incontinente. E Dio lo punì costringendolo a rimanere attaccato alla femmina dopo la riproduzione.
Il secondo fu Cam, figlio di Noè, ma per “buon nome”: la sua compagna era stata ingravidata dall’angelo Shemhazai, e il figlio del Patriarca temeva che, se non si fosse dato palesemente da fare, i suoi fratelli avrebbero capito che era un (in)felice cornuto. Il fatto che i Rabbini sapessero della scappatella della moglie, però, dimostra che i suoi sforzi furono vani.
Dio, comunque, non gliela fece passare: lo punì rendendo nera la pelle di Cam. E di Canaan suo figlio. E di tutti i discendenti di Cam [2].



Il terzo fu il corvo, e a questo proposito le versioni sono discordanti: c’è chi dice che si diede semplicemente alla copula con la compagna, e perciò fu punito, costringendo a fecondare la propria femmina col becco [3]. 
C’è invece chi sostiene che il ‘peccato’ del corvo avvenne in un altro momento, ovvero quando Noè decise di verificare se in effetti il Diluvio fosse cessato: il Patriarca decise di mandare il corvo in esplorazione (vedi qui sotto la parte 4), ma questi rispose insolente che si rifiutava. Anzi: ci andò giù pesante! Disse che Dio era invidioso di lui, e che Noè voleva approfittare della sua assenza (o della sua ‘casuale’ scomparsa) per godersi la sua femmina[4]!
A ciò aggiunse una motivazione più razionale: i corvi erano specie impura, quindi c’era un solo maschio sull’Arca; il corvo propose quindi di mandare la colomba perché, appartenendo essa a una specie pura, vi erano sulla nave sette coppie di animali.
Quindi il corvo si nascose dietro l’ala dell’aquila ma Noè lo trovò. Giocare a nascondino non aveva allentato la tensione latente, né fatto cambiare idea al Patriarca: il corvo doveva uscire. L’uccello replicò le sue accuse, e a quel punto Noè perse la pazienza e gli maledisse il becco calunniatore. Tutti gli animali intorno risposero “Amen!” e il corvo fu mandato in esplorazione.
Ma nelle more aveva fecondato:
a) l’aquila femmina
b) altri uccelli mangiatori di cadaveri.
Risultato: il corvo fu maledetto come sopra, e gli incroci interspecie produssero una progenie depravata.



4) DURATA DELLA “CROCIERA”
Il piacevole tour dei fiordi… ehm delle acque senza fine deve essere calcolato con un pizzico di dottrina. Sappiamo la data di inizio da Genesi 7,11 (17° giorno del secondo mese, nell’anno 600 della vita di Noè [5]) e quello di chiusura da Genesi 8,13 (primo giorno del primo mese dell’anno 601 della vita di Noè), anche se in realtà la permanenza sul battello durò ancora quasi due mesi dopo; ma il calcolo effettivo non può essere ottenuto con una semplice sottrazione.

Secondo la Genesi (7,17) il Diluvio in sé stesso (cioè, immaginiamo, la pioggia e l’emersione delle acque da sottoterra) durò quaranta giorni e quaranta notti [6], e rimasero a “15 cubiti” sopra i monti più alti per 150 giorni (Gen. 7,24). Quindi Dio “si ricordò” di Noè (Gen 8,1) e mandò un vento che spazzò via le acque di superficie, mentre le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse. Quindi le acque defluirono in altri 150 giorni.
Il totale è quindi di 
40+150+150 = 340 giorni. 
Ma non finisce qui: l’incagliarsi sulle cime del Monte Ararat avvenne nel settimo mese, il 17 del mese, ma il deflusso continuò, e solo il primo giorno del decimo mese riapparvero le cime dei monti (Gen. 8,5).
Quindi ai 340 giorni dobbiamo aggiungere altri due mesi pieni e qualche altro giorno. Il calendario ebraico è composto da 12 mesi di 29 o 30 giorni [7], il settimo mese (Tishri) ha 30 giorni, quindi dobbiamo fare questa operazione
340 + 13 (giorni restanti di Tishri) + 29 (giorni di Heshvan, ottavo mese) + 30 (giorni di Kislev, nono mese) = 412 giorni.

A questo punto Noè attese altri 40 giorni e inviò un corvo in esplorazione (Gen 8,6). E siamo a
412+40 giorni = 452 giorni.

Poi i dati si fanno meno certi…
Il corvo, dopo le peripezie per costringerlo a compiere la missione viste sopra, “uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla Terra”, finché secondo alcuni dotti non trovò cadaveri da mangiare e non tornò più.
Quanto tempo durò questo andirivieni del corvo? La Bibbia non ne parla: eppure è un dato importante per sapere quanto durò in effetti la residenza sull’Arca.
Dai racconti rabbinici (che a volte parlano di 150 giorni e non di 40 per la pioggia) il corvo uscì tre volte, ma non specificano quanto durò il suo volo: visto che le prime due volte non trovò nulla, e la terza cadaveri (galleggianti?) possiamo immaginare che i voli non siano avvenuti lo stesso giorno. Tenendo conto delle abitudini noachiane successive, e della pietas del patriarca, forse passò un settimana tra un’uscita e l’altra.

Comunque il corvo alla fine non tornò. Al che Noè mandò la colomba, ma essa “non trovò dove poggiare il piede” e tornò indietro; quindi il patriarca la rimandò fuori dopo sette giorni e l’uccello tornò a sera con il famoso ramo d’ulivo nel becco. Noè capì che le acque si erano ritirate (Gen. 8, 11).
Aspettò un’altra settimana, fece uscire la colomba (che stavolta non tornò anche essa) e, come detto, il primo giorno del primo mese dell’anno 601 della vita di Noè scoperchiò l’Arca e verificò che, in effetti, la superficie era asciutta. “Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta” (Gen. 8,22), tutti scesero, fecero sacrifici il cui profumo fu gradito a Dio [8].

Insomma: i dati ora ci sono tutti, anche se alcuni devono essere stimati cum grano salis (e con un minimo di ispirazione soprannaturale nelle scelte). Lasciamo al gusto e al tempo del lettore trovare il risultato finale, oppure si può fidare di questo LINK [9].

E poi ci furono arcobaleni, promesse, baci e abbracci (e finalmente un po’ di santa copula autorizzata al grido di “Viva la matematica! Moltiplichiamoci!”) e Noè, dopo tanta acqua, finalmente si diede da fare a “inventare” il vino.

Ma questa è un’altra bella (bella?) storiellina rabbinica basata su animali fatti a pezzi, evirazioni e maledizioni varie.
Forse (lo speriamo) ve la racconteremo un’altra volta.




ALCUNE PICCOLE NOTE

a) Durata di altri Diluvi
Visti i calcoli (per carità, da verificare), l’Arca di Noè stacca di gran lunga i concorrenti nella gara di resistenza sulle acque del Diluvio.
Il Diluvio che colpì l’isola di Ra’iatea (Polinesia) durò una notte, in cui l’isola sprofondò sotto il mare e poi risalì. Come non ricordarci de “un giorno e una notte terribili” in cui sprofondò l’isola di Atlantide secondo Platone?
Il Diluvio di Athrasis dura 7 giorni, così come quello di Ziusudra (ma questi due eroi mesopotamici potrebbero essere l’uno la versione ‘aggiornata’ dell’altro).
Deucalione e Pirra si fermano a 9 giorni e 9 notti (ma Ulisse viene trascinato dalla tempesta per 9 giorni… oddio, torniamo ai simbolismi!).
Il Diluvio di Utnapishtim durò 6 giorni, si fermò al settimo, ma l’arca si incagliò sul Monte Nisir (secondo alcune versioni dopo 12 giorni di vagabondaggio) e l’eroe aspettò 7 giorni prima di mandare una colomba in esplorazione, ma l’animale non trovò dove posarsi e tornò indietro; 7 giorni dopo mandò una rondine, che ebbe lo stesso successo; poi (non è specificato quanto dopo) un corvo, che trovate carogne da mangiare non tornò. A questo punto Utnapishtim scese dall’arca e per sette volte fece libagioni e bruciò legni aromatici per gli dei. Chi si stupisse della ripetizione del numero 7 è evidentemente digiuno di numerologia! Comunque abbiamo almeno 21 giorni sicuri di permanenza in barca (33 se comprendiamo i 12 giorni in cui l’arca vaga sulle acque).

Alcuni Diluvi anomali…

Il diluvio “secondario” (nel senso che riguardò solo l’Irlanda) che sterminò i primi abitatori di Eriu guidati da Cessair, nipote di Noè, durò quaranta giorni: ma lì sopravvisse soltanto una persona, quindi non può essere messo in graduatoria! Di un ulteriore diluvio “secondario”, che sterminò il popolo di Partholon e Nemed (meno circa trenta persone) stanziati sempre in Irlanda, non si da’ durata.

In Cina si parla di Diluvio domato da Yu il Grande in nove anni di lavoro, ma più correttamente si dovrebbe parlare di “controllo delle inondazioni”.

Il mito del Diluvio è diffuso in tutto il mondo: una disamina generale sui miti del Diluvio (su cui discutere) può essere trovata QUI.
Tuttavia non in tutte le versioni troviamo la sua durata.


b) Sul corvo
Ho iniziato a raccogliere alcune piccole note sui corvi… e ne stava risultando un post più lungo di questo!
Così sul corvo, sul suo ruolo di messaggero, sul suo legame col sole e sul cambiamento di colore del suo piumaggio così come emerge in miti di diverse parti del mondo, parleremo la prossima volta.
Sorry!



[1] I pii interpreti della Legge, sempre così attenti alla parità uomo-donna e disponibili alla fantasia a letto, dicono che uno dei motivi per cui Lilith, la prima compagna di Adamo, litigava frequentemente col marito, fu il fatto che ella non accettava la posizione (canonica) impostale nell’atto sessuale; e quando Adamo, irritato, cercò di ottenere l’obbedienza con la forza, lei bestemmiò e fuggì. Ma Lilith aveva un difetto di fabbrica: era stata creata dalla polvere come Adamo, ma ahilei!, Dio per questa operazione non usò l’argilla pura, bensì sedimenti e sudiciume. Quanto poi ai litigi frequenti (che presuppongono rapporti frequenti o per lo meno tentativi frequenti di rapporto sessuale), essi contrastano con l’idea di Dante che Adamo rimase nel Paradiso Terrestre per circa sei ore dalla creazione alla caduta. Ma altri studiosi dicono che l’atto d’amore fu compiuto per la prima volta, dopo la cacciata (anzi: dopo quaranta giorni e quaranta notti di preghiera, seguiti dal matrimonio e poi dalla santa copula).
[2] La pelle nera di Canaan è stata spiegata anche in altro modo dai pii interpreti israeliti: ma di questo ne parleremo quando (e se) racconteremo dell’origine del vino secondo gli ebrei.
[3] In Graves-Patai, I miti ebraici, 20.12 si illaziona che, come nel mito greco, la punizione originaria del corvo sia stata quella di essere tramutato da bianco a nero. Ma, come spesso accade sia in quest’opera che nel più famoso I miti greci, la parte di commento e confronto con miti di altri popoli è spesso un po’ forzata e motivata intuitu auctoris.
[4] Il corvo forse aveva torto, vista la pietas di Noè. Ma non dimentichiamo che re Davide, innamorato di Betsabea moglie di Uria, fece mandare l’infelice sposo in prima linea di battaglia così che questi morì e poi il re si godette la vedova. Dio punì il re con la morte del ‘figlio della colpa’ e la rivolta di Assalonne, ma il successivo figlio di Davide e Betsabea fu Salomone (altro personaggio che per lussuria perse la saggezza che aveva ricevuto in dono).
[5] Noè chiuse l’Arca una settimana dopo la morte di Matusalemme (periodo che Dio concesse per un’estrema possibilità di pentimento, con scarsi risultati), ma gli animali erano davanti alla nave già alla morte del vecchio.
[6] Il numero quaranta ritorna per gli anni dell’Esodo, i giorni di Quaresima e la quarantena degli appestati.
[7] Diamo per scontato che l’anno del Diluvio non fosse un anno bisestile (anche se il detto “Anno bisesto \ Anno funesto” farebbe supporre il contrario), quindi non dobbiamo computare anche il mese aggiuntivo di 29 giorni (Adar II) che, appunto negli anni bisestili, viene inserito dopo il dodicesimo mese (Adar). Chi volesse poi inoltrarsi nel complesso mondo di anni “regolari”, “carenti” o “abbondanti” (ciò vale sia per gli anni comuni che per quelli bisestili) può cercare nei diversi siti ebraici che spiegano ai devoti come rispettare Shabbat e feste; per le nostre piccole operazioni (speriamo non blasfeme) ci siamo basati sul libretto di Margo Westrheim, Calendari del mondo, Lyra Libri, acquistato con orgoglio in una libreria esoterica. Si tenga conto che la mia valutazione, dopo la lettura, era stata questa: “Errori. In alcuni punti tono “paternalistico” di spiegazione e semplificazione irritante.”
[8] Questo tratto è comune al racconto del Diluvio di Utnapishtim raccontato nell’Epopea di Gilgamesh: gli dei si accorsero che qualcuno era scampato proprio per il profumo di sacrifici che saliva di nuovo verso il cielo. Non dimentichiamo che Aristofane, negli Uccelli, immagina la costruzione della città di Nefelocuculia, da cui gli umani potevano ricattare gli dei intercettando i vapori delle offerte, di fatto “affamando” gli dei.
[9] Il link non è stato scelto su basi di affidabilità e verifica scientifica dei dati: è solo il primo risultato che San Google ci ha proposto in data 30\4\2014 ore 12,20 con chiave di ricerca “durata diluvio universale bibbia”! Il primo, fatte le opportune depurazioni di Wikipedia, Yahoo Answer e citazioni delle Bibbia senza un computi complessivo.
Più seriamente: nel testo linkato si evidenzia che due delle redazioni confluite nel nostro testo della Bibbia (quella Jahwista e quella sacerdotale) sono discordanti nella durata: per la prima il Diluvio durò complessivamente 101 giorni, per la seconda 375. Come viene lì sottolineato, nella versione della tradizione sacerdotale, Noè esce dall’Arca il primo giorno dell’anno del calendario Babilonese: questo a riprova che i calcoli per una valutazione letteralistica dell’effettiva durata del viaggio, che prescinda dall’interpretazione simbolica, sono del tutto inutili inutili.
E’ altresì superfluo notare come i calcoli del sito non corrispondano ai miei già nella fase in cui il gioco matematico mi divertiva ancora.
Comunque: come ampiamente dimostrato QUI quest’anno ricorrono 4.207 anni dal Diluvio al 2014! Enjoy!

PS: le immagini e i link sono tratti dal web e non mi appartengono. Questo blog non ha e non avrà nessun fine di lucro.

venerdì 18 aprile 2014

OPERAZIONE ARCA 1 - VITA SULL’ARCA


Immagine tratta da http://www.g-web.it/allegati/noah-s-ark_6761.jpg

LA VITA QUOTIDIANA 
AL TEMPO DEL DILUVIO

Il film “Noah” ha riportato alla luce alcuni dubbi che l’uomo comune occidentale si è posto nel corso della sua formazione, ma che poi ha rimosso con un’alzata di spalle e la canonica risposta: “In qualche modo avranno fatto!”
Sono dubbi perfino più strazianti di quelli come “Ma se c’erano solo Caino e Abele (Set è arrivato dopo), con chi hanno fatto figli?”, e riguardano la vita sull’Arca. C’era spazio? Si mangiava bene? E soprattutto **cosa** si mangiava?

Ora: stiamo parlando dell’Arca di Noè, non quella dell’Alleanza (lì sappiamo che si stava stretti, viste le dimensioni e tutto quello che vi era stipato dentro). Si, quella del Diluvio Universale (o particolare che fosse) di cui abbiamo narrato in altre epoche le varianti azteche, cinese, indù.
E questi dubbi vennero prima di noi a pii Rabbini che, con un pizzico di fantasia condita con ragione e tanta dottrina, hanno risolto secoli fa i nostri dubbi.

Vediamo un po’ di illustrare le risposte ai principali problemi.
L'immagine è presa dal web, ma copia di questo puzzle troneggia nel mio salotto!

1) LO SPAZIO
L’Arca non era immensa, questo è un dato di fatto. Anche senza appellarsi a interpretazioni sulle misure, la nave era una sorta di parallelepipedo di legno di cedro impeciato con calce e bitume: Dio in persona la disegnò con tre ponti, lunga 300 cubiti da poppa a prua, larga 50 cubiti da una fiancata all’altra e alta 30 cubiti dal boccaporto alla chiglia, e un tetto alto un cubito; una porta su un lato per l’accesso. Ogni ponte era diviso in centinaia di cabine destinate alle diverse specie.
Già: le specie.

Senza tener conto di figlie adottive provenienti da Hogwarts, nell’Arca di dovevano stare Noè e la moglie (Naamah figlia di Enoch), i suoi tre figli Sem, Cam e Jafet con rispettive mogli (figlie di Eliakim figlio di Matusalemme) e figli; e poi non due coppie di animali come si dice spesso sulla scia della Genesi 9.19, ma sette paia di animali puri, compresi gli uccelli puri, e due di animali impuri inclusi i rettili. I Liocorni erano evidentemente considerati impuri [1] ma erano ritardatari; i dinosauri, da buoni rettili, dovevano essere a coppie, ma anche loro erano troppo pigri o troppo superbi per imbarcarsi sull’Arca, e meritarono lo sterminio[2]. E comunque una coppia di Tirannosauri, per quanto giovane, avrebbe di certo creato qualche problemino durante la navigazione.

Un Re'em? O solo un "banale" unicorno?
Nell’Arca trovarono posto anche alcuni spiriti erranti e alcuni animali mitologici. A una coppia di giovani Reem [3], piccoli d’età ma troppo grandi per stare nelle cabine, furono legati i corni in modo che le narici si appoggiassero sulla poppa; essi nuotarono dietro l’imbarcazione: non sappiamo se fornissero loro la forza di propulsione, anche se sembra verosimile che la barca si muovesse per pura volontà divina (o si abbandonasse ad essa).
Seguono poi le eccezioni al sistema delle coppie, dovuta ad esigenze “tecniche”: la Fenice salì da sola, poiché essa non ha compagno. E’ appena il caso di notare che essa, benché non segua il dettame divino del “Crescete e moltiplicatevi” [4] è un animale benedetto, poiché a differenza di tutti gli animali che si trovavano nell’Eden, rifiutò di mangiare il Frutto Proibito che le fu offerto da Eva.
Il gigante Og [4], figlio di Hiya (figlio di Shemhazai) e di una donna che poi aveva sposato Cam, si aggrappò a una scala di corda, fu nutrito da Noè, si dichiarò suo schiavo ma poi se ne andò senza salutare. Ingrato? A dire il vero non sappiamo se il gigante, in realtà, si sia anchilosato le mani o si sia addormentato e sia caduto in acqua senza che nessuno se ne accorgesse!
Se il Leviathan e Rahab vivevano nel mare, possiamo pensare che l’uccello Ziz [5] avesse posto nell’Arca, così come Behemot [6], che pure sapeva nuotare: dove potessero essere inseriti animali così enormi è un problema che neppure i più saggi hanno risolto.
Da notare che Dio aveva previsto che potessero entrare nell’Arca solo i maschi che si accoppiavano esclusivamente con le femmine della specie e le femmine che accettavano di essere montate dai maschi (e non viceversa :-p ), poiché ormai non solo gli uomini violavano i comandamenti divini.

Tenendoci bassi con le cifre, calcolate le circa 6.500 specie di rettili [7], fingendo che tutti le circa 5400 [8] specie di mammiferi fossero tutte impure (giusto per ammortizzare il numero di specie di mammiferi marini che, ovviamente, sguazzarono allegre per il mondo sommerso [9]), e le circa 10.000 specie di uccelli [10], abbiamo circa 20.000 coppie, ovvero 40.000 animali di tutte le taglie.
Invochiamo la dea Matematica perché l'Errore non ci inganni. 
Teniamo conto delle misure della nave: 300x50x30 cubiti = 450.000 cubiti cubi, con 1 cubito = 44,45 cm in media [11]. Ovvero lo spazio complessivo era di circa 20.000.500 cmc, che diviso per i 40.000 animali ci dà uno spazio medio di 500,06 cmc a testa… insomma: pur tenendo conto delle differenza di dimensioni tra le specie, si stava strettini [12]!

Il tutto senza calcolare che Noè avrà dovuto imbarcare anche le sementi delle diverse piante…


2) IL CIBO
Genesi 9.21 dice che Dio raccomandò a Noè: 
“Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per loro.”
Già, ma quanto cibo serviva? Il problema è la durata della crociera (si veda oltre).

Si dice che il cibo sia stato procurato dagli angeli custodi di ciascuna delle specie viventi [13]: scesi dal cielo avrebbero portato canestri di foraggio sull’Arca prima di guidarvi le coppie di animali.
Gli animali non solo volevano mangiare all’ora in cui erano abituati, obbligando Noè e figli a non dormire mai (!) per provvedere alle loro necessità, ma ognuno voleva seguire la sua dieta: il cammello voleva la paglia, l’asino segale, l’elefante tralci di vite (!), lo struzzo vetri rotti (!!!).
Anche Noè e i suoi dovevano pur nutrirsi, e supponiamo di cibo kosher: sappiamo che c’erano almeno le melagrane per l’episodio del camaleonte.
Il camaleonte, infatti, guardava lagnoso tutti con i suoi occhi laterali, ma nessuno sapeva che cibo dargli: respingeva tutto. Un giorno, però, Noè aprì una melagrana, forse nella sua breve pausa pasto: dal frutto uscì un verme che subito fu preso dalla lingua del camaleonte e divorato con, immaginiamo, sollievo.
Al che Noè prese le sue misure: fece una poltiglia di sterco di cammello (prima dobbiamo immaginare che fosse stato buttato a mare), e cibò i camaleonti con i vermi che si formavano. Sull’Arca, evidentemente, le teorie sulla generazione spontanea erano ben lungi dall’essere state smentite! [14]

I leoni erano stati colpiti dalla febbre. Già notoriamente puzzolenti per conto loro (Nella stia mi par esser col leone \ quando a Lutier son presso ad un migliaio, \ ch'e' pute più che 'nfermo uom di pregione \ o che nessun carname o che carnaio”, ricordava ancora oltre duemila anni dopo Rustico di Filippo), furono costretti a mangiare erba come i buoi, con immaginiamo simpatici effetti.

Secondo altri tutti gli animali, uccelli, esseri striscianti e famiglia noachiana si cibarono di pane di fichi. La manna non risultava ancora pervenuta dal cielo, forse era in via di sperimentazione.

L’unico animale che non mangiava e non rompeva era la fenice. Noè le chiese perché non avesse chiesto cibo, e l’uccello rispose che non voleva dare fastidio visto che il patriarca era già oberato di lavoro.
Noè, a quel punto, trovò il tempo di benedirla pregando che Dio non la facesse mai morire.
Ma d’altronde, lo sappiamo, la Fenice non ha compagno, e si nutre di perle d’incenso.
3) ILLUMINAZIONE
Dio aveva provveduto anche all’illuminazione attraverso il misterioso tsohar di cui poco sappiamo.
Sul tetto dell’Arca brillava una perla (antenata di quella di “Gran Valore” del Vangelo [15]?), che aveva una luminosità variabile nel corso del giorno: quando impallidiva Noè capiva che era spuntato un nuovo giorno, quando il suo splendore aumentava, Noè sapeva che era giunta la notte, e quindi non perse mai il conto dei sabati [16].
Secondo altri la luce veniva da un Libro sacro rilegato con zaffiri, regalato da Raffaele e Noè. Il libro conteneva “tutta la sapienza delle stelle, l’arte di guarire e di tenere a freno i demoni” e il patriarca lo lasciò al figlio Sem; passò poi di mano in mano ad Abramo, Levi, Mosé, Giosué e Salomone [17].
La luce era indispensabile, visto che nei primi tempi la pioggia fu costante e il cielo non poteva aiutare con le tempistiche; inoltre il sistema di luminosità variabile permetteva alla famiglia del patriarca di sapere a che ora si era per poter alimentare gli occupanti della nave all’ora giusta, come abbiamo detto sopra.
Il lavoro era talmente immenso che, per i primi dodici mesi di navigazione, Noè e figli non dormirono mai…

Ma di questo parleremo nel prossimo post.


[1] Nota per i criptozoologi: a questo punto risulta chiaro che, pur essendo da alcuni stolti considerati parenti del cavallo, i Liocorni avevano l’unghia fessa. La Bibbia non è imprecisa su questi particolari!

[2] A meno che, come sostiene qualche ispirato letteralista, Dio non abbia messo i fossili proprio per testare la fede degli uomini che li avessero trovati, e i dinosauri non siano mai esistiti per davvero.

Se aveste dubbio di ciò, ricordatevi che tra papi corrotti, sistemi calendariali sballati, ore legali non previste dalla Bibbia e altre amenità, i giorni della settimana non corrispondono più a quelli stabiliti da Dio in principio. Il tutto forse come conseguenza di un inganno raffinato del Signore degli Inganni, che vuole portar l’uomo alla dannazione non facendo rispettare il Sabato. Ma alcuni altri ispirati letteralisti (usare il termine “illuminati” rischia di evocare autori specializzati in gossip blasfemi) hanno risolto il problema: con abile mossa hanno usato Internet (strumento del demonio) per darci il calendario giusto. Sincronizzate le vostre candele su questo SITO e buon Sabato!

Non dimenticate che c’è una discrepanza in più dovuta al fatto che il Sole, che gira intorno alla Terra come ormai è dimostrato (QUI le prove scientifiche!) si fermò su richiesta di Giosuè, come testimoniato da Giosuè 10.12-14.

PS: non è mia intenzione offendere nessuno e nessuna credenza. Mi limito a osservare le religioni esistenti, e gli elementi mitici in esse presenti, sullo stesso piano, a volte con un pizzico (si spera) di ironia. Ma se volete visitare i link segnati sopra (di cui uno crede davvero alla teoria geocentrica e l'altro no: scoprite quale dei due sia il burlone!), lo fate a vostro rischio e pericolo, soprattutto se prendete seriamente tutto ciò che c'è scritto sul web...

[3] Il Reem è una sorta di toro selvaggio gigantesco, grande a tal punto che il suo collo è lungo tre leghe e il suo corno destro arriva fino al cielo; un Reem neonato è più grande del Monte Tabor, e il suo sterco è in grado di far straripare il Giordano (!). Si dice che possa esistere solo una coppia di Reem alla volta: ogni sette anni il maschio incontra la femmina, si accoppiano e poi, Religiosa quanto una Mantide, essa morde il toro fino ad ucciderlo; concepisce sempre due gemelli con una gestazione superiore agli undici mesi, ma al momento del parto il ventre scoppia e la madre muore; i due gemelli si separano (il maschio va a est, la femmina a ovest) per ritrovarsi dopo sette anni, amarsi e morire. Potremmo commentare: “Love kills. True story, bro.”

[4] I suoi rapporti di parentela con Gog e Magog restano poco chiari, nonostante le assonanze.

[5] Lo Ziz è un uccello pulitissimo, commestibile (il suo corno ha sapore di questo – zeh – e quello –zeh: da qui il nome) e capace di istruire l’uomo sulla sapienza di Dio. Anche egli non è un mingherlino: la testa di un neonato poggiatosi sopra una pinna del Leviathan raggiunse il trono divino, le sue ali aperte possono oscurare il sole e trattenere il vento del sud; se si poggia sul fondo del mare, le acque raggiungono appena le sua caviglie, benché il fondale sia talmente in basso che proprio in quel punto un falegname aveva fatto cadere un’ascia… sette anni prima! Ma essa non aveva ancora raggiunto il fondo. Una gallina-ziz una volta covò un uovo guasto, e questo, cadendo, travolse trecento alberi di cedro e il suo contenuto puzzolente soffocò sessanta città! I rapporti tra quest’uccello, il Roc, Gullinkambi e il Gallo Silvestre citato da Leopardi sono stati solo alla prima fase di studio.

[6] Si dice che Behemot, prima di essere retrocesso a nome del demone 'gran mescitore', fosse la prima bestia terrestre creata: è simile a un ippopotamo, ma con la coda grossa quanto il tronco di un cedro e le ossa come tubi di ottone; ma per altri ha corna ricurve, con cui ucciderà il Leviathan prima di essere ucciso dalle pinne di quest’ultimo. I saggi discutono ancora se si tratti di un single o abbia una compagna: c’è chi dice di no; chi sostiene che Dio abbia castrato il maschio e calmato il calore della femmina; chi infine sostiene che Leviathan sia il compagno designato di Behemot, ma Dio li abbia separati (l’uno in mare, l’altro sulla terraferma) in modo da evitare che i loro pesi uniti spezzassero le volte della Terra.

[7] Fonte Wikipedia 

[8] Fonte Wikipedia 

[9] Il tutto escludendo che il Diluvio sia stato fatto solo con le acque fredde e non con quelle roventi come in alcune versioni, per cui si rimanda al punto 3 della nostra disanima, di prossima pubblicazione; la presenza di acque bollenti, inoltre, renderebbe necessario ipotizzare che nell’Arca ci fossero vasche anche per i pesci e… meglio lasciar perdere.

[10] Fonte Wikipedia 

[11] La misura del cubito non è costante; per una prima indicazione si veda Wikipedia QUI. Ovviamente nulla vieta che le misure dei cubiti noachiani siano differenti, e gli stolti non citino limiti fisici ingegneristici applicabili a fatture umane: l’Arca era progettata da Dio in persona, quindi la resistenza meccanica del materiali va rapportata alle possibilità infinite dell’Ideatore. Quanto poi alla teoria di Graves e Patai (I miti Ebraici, 20.9) secondo cui l’Arca non sarebbe stata fatta di cedro ma di “legno ondulato” (sic!) o di acacia, essa non modifica la sfida ai miscredenti. Che l'Arca fosse tonda, come suggeriscono testi mesopotamici, è illazione da pagani.

[12] L’Arca del mito mesopotamico di Utnapishtim, la più diretta parente della narrazione biblica, era un cubo di 120 cubiti di spigolo, con sei ponti; il cubito sumero di Nippur era di 51,86 cm, secondo i calcoli riportati da Wikipedia, e ciò significa che lo spazio era di 89.614.080 cmc, ovvero superiore a quello dell’Arca di Noè. Il nostro Utnapishtim si portò dietro animali e volatili e i suoi marinai, i servi e i suoi operai. Meglio andò a Deucalione e Pirra del mito greco, che si salvarono grazie a un’ “arca”, ovvero una grande cassa su cui galleggiarono senza compagnia per nove giorni e nove notti; Dardano, figlio di Zeus, si salvò da solo su una zattera costruita gonfiando una pelle e zavorrandola con quattro pietre.

[13] Non dimentichiamo che ciascuna specie animale aveva il suo angelo custode, così come ogni nazione degli uomini aveva il suo. Gli angeli protettori delle Nazioni sono i Principati, secondo la De coelesti hierarchia dello Pseudo-Dionigi.

[14] A proposito di questa, si veda QUI.Francesco Redi, per aver sostenuto teorie contrarie all’Aristotelismo (come questa, che nega la detta generazione spontanea o quella, absurda, dell’eliocentrismo di stampo galileiano pre-abiura), le sue teorie atomiste riprese da quegli eretici epicurei democritei, e per i suoi esperimenti sul veleno delle vipere probabilmente non avrebbe trovato posto sull’Arca.

[15] Matteo 13, 45-46

[16] Il concetto di questa luminosità che varia si ritroverà in diversi punti dell’opera del cattolico Tolkien: gli Alberi di Valinor avevano una luce che variava nel corso del giorno (per i Pilastri non si sa), così come luminosi erano i Silmarils e Pungolo, la spada di Bilbo e Frodo che produceva un bagliore quando gli orchi erano vicini. La Fiala di Galadriel aveva il potere di illuminarsi, a quanto pare “caricata” dal coraggio, dalla fede e dalla speranza del Portatore dell’Anello.

[17] Il riferimento a Salomone e ai suoi legami col Diluvio non può che aprire una porta sulle complesse tradizioni della Massoneria. Ma visto che questa porta condurrebbe a un sentiero immenso, ahinoi, sarà subito chiusa in attesa di tempi a disposizione (e a dottrina) ben più ampi di quelli attuali.



PS: le immagini sono tratte dal web e non mi appartengono: qui sono a puro corredo dell'analisi, nel rispetto della normativa vigente. Poichè tratto argomenti pertinenti a religioni attualmente praticate, ci tengo a sottolineare che il mio proposito non è assolutamente quello di irridere credenze o fede di alcuno. Ma se i pochi (ma buoni) fedeli di Zeus ancora praticanti non si sono offesi, spero possano fare altrettanto i devoti delle religioni abramiche. Questo blog non ha fini di lucro.