venerdì 21 marzo 2014

Sederi (?….!) mitici

Venere Callipigia
Tre sederi nel mito Greco
(se parlar chiaro m'è concesso)

I Greci amavano i bei corpi: la loro statuaria (ahinoi! Non la pittura quasi completamente perduta) ci ricorda questa passione per corpi perfetti.
I corpi nudi esaltavano anche i glutei, parte in seguito considerata tra le meno nobili del corpo, ma sempre dotata di fascino. 
E tra statuaria e mito, i nostri Elleni si sono occupati anche di lui.

A Napoli è conservata la statua di Afrodite Callipigia, ovvero la dea dalle belle natiche. La dea è ritratta nell'istante dell'anasyrma, cioè quando, sollevata la veste per scoprire fianchi e natiche, volta la testa e la piega per osservarli.
Che la dea verificasse il suo splendido stato di forma in preparazione a uno dei concorsi di bellezza divini come il Giudizio di Paride?
Non sappiamo se la scelta del soggetto sia stata ispirata da un mito che non ci è rimasto, o se sia una variante della sensualità della dea.


P. Palagi: Teseo e Piritoo
rapiscono Elena, 1814
Meno bello era considerato avere natiche minuscole, caratteristica per cui erano noti gli Ateniesi… qualunque doppio significato ci fosse dietro questa informazione anatomica.
Ma donde nasceva questo tratto somatico?
Si narra che Teseo, l'eroe nazionale dell'Attica, aveva fatto un patto con quel "burlone" di Piritoo, re dei Lapiti: da buona coppia, si sarebbero spalleggiati nell'impresa di rapire una figlia di Zeus e sposarsela.
Il loro primo obiettivo fu Elena che, secondo alcuni litografi, all'epoca era solo una bimba ma prometteva davvero bene. La rapirono con un raid improvviso, approfittando dell'assenza dei suoi fratelli, i gemelli Dioscuri Castore e Polluce, se la tirarono a sorte e la futura miss Sparta toccò a Teseo. 
Questi se la portò ad Atene e la affidò alla madre Etra.

Piritoo però voleva la sua parte, e Teseo non si tirò indietro nell'aiutarlo: un oracolo rispose sprezzante che, già che c'erano, potevano scendere agli Inferi e prendere Persefone, la regina e sposa di Ade.
I due evidentemente non conoscevano Momo, figlio della Notte e personificazione del Sarcasmo, e presero l'oracolo in parola. Così tornarono in Laconia, presumibilmente evitando i Dioscuri, e arrivarono a Tenaro, dove c'era l'ingresso per l'Ade usato da Dioniso, Orfeo e in seguito Eracle. Ma Ade li ingannò, e per punirli della loro presunzione li fece accomodare sulle Sedie dell'Oblio: immediatamente quei seggi divennero carne della loro carne, e i due non riuscirono ad alzarsi; serpenti sibilanti li avvolgevano, le Moire li fustigavano e Cerbero li addentava. Il tutto sotto lo sguardo ghignante di Ade.
Il supplizio durò quattro anni.

Poi nell'Ade arrivò Eracle che doveva catturare Cerbero per la più tosta della sue dodici fatiche. L'eroe vide i due sventurati e riconobbe in Teseo suo cugino (in fondo l'ateniese aveva come padre divino Poseidone, ed Eracle era figlio di Zeus); così, con l'autorizzazione di sua sorella Persefone, cercò di liberarli dal tormento: afferrò le mani di Teseo e tirò, tirò, turò (con la sua forza erculea, ovviamente) finché con uno strappo lacerante, il povero Teseo fu strappato alla sua Sedia… lasciando una buona porzione di carne attaccata al seggio.
Per una contingenza mitica che neppure il buon cavaliere di Lamarck poteva immaginare, i suoi sudditi ateniesi immediatamente si adattarono alla mutilazione del loro re e divennero… "culi piccoli" (se ci è lecito usare tali termini!)

Sempre il nostro Eracle, o più esattamente il suo sedere, fu il protagonista del terzo mito che vi racconteremo oggi.
Eracle aveva ucciso Ifito, suo ospite, e l'Oracolo di Delfi gli aveva imposto di essere venduto come schiavo in Lidia e servire per un anno (secondo altri: per tre anni) la regina Onfale.
Eracle e i Cecropidi dal
Tempio di Selinunte
Non racconteremo qui gli amori tra schiavo e padrona, o i pettegolezzi sulle vicende en travesti del nostro eroe, ma ricorderemo che il figlio di Zeus si dedicò allo sterminio dei briganti che tormentavano quella zona.
Tra essi c'erano anche i due Cecropi Efesini, i gemelli Passalo e Acmone (per altri si chiamavano Olo ed Euribato o anche Sillo e Triballo). Figli di Oceano e Tia, erano ingannatori, truffatori, ladri e burloni.
La madre li aveva avvertiti:
Miei cari sederini bianchi, ancora non sapete chi sia il grande sedere nero
(versione riportata da Robert Graves, I miti greci, 136 c)
e l'espressione divenne proverbiale, tanto che a lungo "sederino bianco" significò "codardo, meschino oppure lascivo".
Ma essi erano troppo ghiotti di burle per resistere alla tentazione di disturbare Eracle. Così, trasformatisi in mosconi, tormentavano il sonno dell'eroe. Ma Eracle riuscì ad afferrarli (che schifo!) e li costrinse a riprendere il proprio aspetto originario. Riconosciutili, li legò, li appese a una pertica e se li portò in spalla nella sua marcia verso la capitale di Onfale.
Ora: l'abitino preferito di Eracle era la pelle di leone Nemeo che indossava (o quella del leone del Citerone, a  seconda delle versioni) sulle spalle. Ma la pelle era corta, e il sedere dell'eroe era divenuto nero come cuoio vecchio, e per la continua abbronzatura, e per le ustioni del fiato del brigante Caco e del Toro di Creta. Quando lo videro, i Cecropi, benché fossero a testa in giù e avessero visto realizzata la profezia, non seppero trattenersi dal guardarsi di sottecchi, sghignazzare, fare battutine, che possiamo immaginare di raffinato livello, e infine ridere.
Cammina e cammina, le risate non cessavano: ad un certo punto Eracle, che non capiva si fermò. Interrogò i due, probabilmente con la grazia di un Bud Spencer che si sente preso in giro, e finalmente i due rivelarono le ragioni della loro ilarità.
Eracle sapeva essere pazzerello, ma era un compagnone: invece di imbestialire, rise anche lui, e tanto rise che alla fine liberò i due briganti.
Una gran fortuna per loro, o dovremmo dire un gran…?

Zeus punisce i Cecropi


Alcune piccole note….

Per partire alla ricerca della bellezza della Callipigia, si può iniziare da qui

Artemide e Atteone da una metopa del
Tempio di Selinunte
Mentre la nudità di Afrodite\Venere era uno spettacolo spesso generosamente concesso (non dimentichiamo la Venere Anadyomene, in statue e pitture), e i bagni di Era una tradizione che le rendeva la verginità (vedi QUI), la visione delle forme di Artemide portò assai male al povero Atteone, figlio di Aristeo: egli vide per caso la dea che si bagnava in un fiume; irritata la dea lo tramutò in cervo e lo fece sbranare dalla sua muta di cinquanta cani.
Afrodite, però, non gradì che Erimanto, figlio di Apollo, la vedesse nuda: perché proprio lui non potesse, è un dubbio che rimarrà insoluto. La dea, comunque, lo accecò. 

L'unico mortale che si poté vantare di aver visto nudi i corpi di Afrodite, Era e addirittura di Atena fu Paride. Ma lui vide più volte nuda anche la (suddetta) bellissima Elena: c'è ancora chi dice che la rovina di Troia valesse quelle visioni.

La nudità della dea era una costante dei miti di diverse parti del mondo: giusto per dare un esempio, Inanna\Ishtar si deve spogliare di tutto, vesti comprese, nella sua discesa agli inferi alla ricerca di Dumuzi\Tammuz. Afrodite e Persefone si contesero l'amore di Adone (erede fenicio di Tammuz), ma la dea non dovette denudarsi… perché nel mito greco l'amante non poteva essere resuscitato se non da un giudizio di Zeus e quindi non fu necessaria la catabasi.
Ma se volete sviscerare in modo "classico" il mito del dio che risorge, "ex pluribus unum": Il Ramo d'Oro di Sir James Frazer, benché superato in diverse parti, soddisferà molte delle vostre curiosità.

Bellezza per bellezza: se Afrodite era Callipigia, Era fu soprannominata Boopis, cioè con gli "occhi (grandi) come un bue" e Atena "glaucopis", ovvero "dagli occhi cerulei". Delle loro forme poco sappiamo.

Dei gemelli divini, tali per nascita o per elezione, prima o poi dovremo parlare. Vista la vastità della materia nei miti di tutto il mondo, dalla Grecia ai Maya, forse un generico "poi" è la data più probabile.

Piritoo non poté essere salvato da Eracle, poiché era stato il principale ideatore della folle impresa. Ma citando nuovamente la voce narrante al termine del cartone Heidi "di questo vi racconteremo (una) prossima volta".

Che l'ultima incarnazione dei gemelli burloni come i Cecropi si ritrovi nei fratelli Weasley della saga di Harry Potter?
Speriamo che questo delitto di lesa posterità non ci causi accecamento o sbranamento a opera del nostro felino Polifemmina (non possediamo una muta di cinquanta cani).
Informazione di servizio: il detto felino è sì nomato per ragioni mitiche, in quanto nato con un solo occhio (da qui Polifemo). Dato il nome e verificato in seguito il sesso, il nome fu mutato in Polifemmina.
Questo blog è orgoglioso di dare spesso informazioni inutili.

Una roccia nei pressi delle Termopili (sì, quelle di Spartaaaaaaaaaa!) era chiamata "sedere nero". Eracle era secondo molti di origine Tebana, quindi l'avventura con i Cecropidi potrebbe essere stata ambientata anche lì.
In Asia esisteva una città chiamata Cecropia, il rifugio dei Cecropi.

Cecrope re di Atene
Cecropeia era anche uno dei nomi originari di Atene; il nome deriva dal leggendario re Cecrope. Esiste un secondo re di Atene di nome Cecrope, figlio di Eretteo, ma entrambi nulla hanno a che fare con i figli di Tia.

I Cecropidi alla fine presero in giro anche Zeus, che la prese meno bene del figlio. La punizione varia a seconda dell'autore: c'è chi dice che fossero tramutati in pietra, altri che furono trasformati in scimmioni dal lungo pelo giallastro e relegati nell'Isola di Pitecusa (Ischia).


Momo (nulla a che fare col delizioso personaggio di Michael Ende) criticava tutto e tutti, Zeus compreso se ne aveva la possibilità. Subì un solo scorno: non trovò nulla da criticare in Afrodite. Forse vide il suo perfetto sedere e rimase, per la prima e ultima volta, senza parole.

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