mercoledì 15 settembre 2010

MIGRAZIONI – Corna, bugie, spergiuri e tribunali 2


Abbiamo detto che tutti i cretesi sono bugiardi. Anzi. Lo dicevano i cretesi stessi.
Tra le varie storie più o meno inverosimili che tramandarono agli altri Greci, abbiamo riportato quella che narra di come Minosse, divenuto re di Creta, alla faccia della sua leggendaria giustizia, si rifiutò di rispettare un giuramento da lui fatto: non sacrificò a Poseidone il toro che il dio mandò dal mare, per aiutare il nipote a rivendicare il trono.
Strana gente questi semidei: proprio loro che ne sono figli o discendenti, fanno finta di non conoscere la permalosità e l'implacabile sete di vendetta dei propri parenti divini. Forse Minosse contava sulla protezione del padre...
E in effetti Poseidone non si vendicò direttamente sul nipote fedifrago: preferì usare Pasifae, la bella moglie di Minosse, figlia del Sole.

L'unione tra i due era stata feconda: Androgeo, Catreo, Deucalione II, Glauco, Arianna, Fedra e altri figli avevano dimostrato quanto il figlio del dio-toro avesse a letto il vigore taurino del padre.
Anzi: il re non risparmiava delle sue attenzioni nessuna donna piacente dell'isola. Britomarti preferì buttarsi da una rupe pur di sfuggire alle attenzioni del re, mentre Peribea non sfuggì alla sua passione e le ninfe Paria e Dessitea gli diedero dei figli.

Per ripicca o per gelosia, la legittima sposa maledisse Minosse, e con successo: ogni volta che il re aveva un rapporto sessuale, dal suo membro uscivano serpenti e scorpioni. Possiamo immaginare la soddisfazione delle partner...
Minosse si salvò solo grazie a Procri, che in cambio di alcuni doni magici (un cane cui nessuna preda poteva sfuggire e un giavellotto infallibile) accettò di donargli l’ “erba di Circe”, che guarì il e dalla maledizione. Minosse, spergiuro, credeva forse che tutti fossero come lui, quindi costrinse Procri alla garanzia “soddisfatti o rimborsati”: fu proprio Procri a dividere il letto con Minosse e a verificare (immaginiamo con quanta apprensione) che il rimedio in effetti era efficace.

Nel frattempo Pasifae (immaginiamo) dovette rassegnarsi all'astinenza con il legittimo consorte. Ma forse la regina era già distratta da altro: per effetto dell'ira di Poseidone (anche se non si esclude un intervento vendicativo di Afrodite), Pasifae si era innamorata del bellissimo toro... Sì, proprio del toro che il marito non aveva voluto sacrificare.
Una passione bruciante, certo, inestinguibile, ovvio, insoddisfacibile (scusate l'invenzione linguistica) anche se non per volontà della dama. Lei sarebbe stata anche consenziente, ma c'era il fatto che il toro si trovava bene nella mandria di Minosse, si godeva il suo harem e non voleva (giustamente) sapere di null'altro che non fosse una vacca.
Così la povera Pasifae si struggeva d'amore non corrisposto.

Ma, come nelle epoche attuali, la scienza viene incontro laddove la natura impedisce. A Creta si era rifugiato Dedalo, geniale inventore ateniese che aveva ucciso il nipote Talo (allievo che stava già superando il maestro) gettandolo giù dall'Acropoli.

L'inventore, da buono scienziato, non si mise scrupoli di coscienza: voleva vedere il suo genio prevalere su una natura che contrastava il volere dell’uomo. Così ideò una struttura cava di legno ricoperta di pelli di vacca, talmente perfetta da ingannare chiunque. E anche il toro si fece ingannare: come era suo solito appena vedeva una nuova vacca, andò a montarla, solo che stavolta l’essere era artificiale… e dentro c’era nascosta Pasifae, che così poté vedere le sue voglie appagate.

Sopresa sopresona, la regina rimase incinta. Ma quando nacque il bambino, questo era mostruoso: aveva il corpo umano e la testa di toro!
Il Minotauro, insomma.
I mitografi dicono che Minosse era venuto a sapere dell’accoppiamento proibito, e quindi aveva stabilito che il bambino mostruoso non poteva che essere figlio del toro. Ma non possiamo escludere che il re, in fondo figlio anche lui di un toro, non avesse avuto il dubbio che quella mostruosità fosse frutto dei suoi lombi (magari come effetto collaterale di serpenti e scorpioni). Sta di fatto che Minosse aveva già imposto a Dedalo di non lasciare Creta per punizione (o forse per ammirazione del suo genio e con pensiero di poterlo avere a suo esclusivo servizio), e ora lo obbligò a risolvergli la patata bollente: uccidere il bimbo non si poteva (in fondo era una punizione per gli spergiuri del re, questo era certo), ma non si poteva neppure lasciarlo in giro...
Così Dedalo concepì il famoso Labirinto di Creta, la casa dove il Minotauro, chiamato Asterione, attendeva le vittime che Minosse gli avrebbe procurato.
Ma questa era un’altra faccenda, e non fermò gli spergiuri di Minosse.


Alcune piccole note...
Si dice che Minosse sia stato l’inventore del rapporto omosessuale: il giovane Mileto, Ganimede e perfino l’eroe ateniese Teseo sarebbero stati suoi amanti.

Lo strano amante di Pasifae non potè godersi il suo serraglio vaccino in tranquillità: giunse dal continente Eracle, altro bastardo di Zeus. L'eroe, su incarico del cugino Euristeo re di Micene, doveva catturare il toro di Creta per compiere una delle sue celebri fatiche.
Minosse acconsentì che il fratellastro catturasse il toro, ed Eracle lo portò con sé nel continente. Euristeo, poi, lasciò in libertà il bovino. La bestia vagò per il Peloponneso, l'Istmo e l'Attica portando devastazione, finché proprio Teseo, “cugino” (pare che il suo padre divino fosse Poseidone, anche se suo padre umano era Egeo) lo catturò di nuovo a Maratona.

Il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, si nutriva di carne umana. Perché un mezzo bovino sia necessariamente carnivoro è un simbolo complesso da spiegare…

“La casa di Asterione” è un racconto breve, meraviglioso, di Josè Luis Borges. Leggetelo, come vi invitiamo a leggere tutta la produzione del maestro del fantastico argentino: ne vale la pena.

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