domenica 14 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 5


Narasimha, L’Uomo-Leone è il quarto Avatara di Vishnu
Si tratta di un mito meno antico dei tre Avatara che lo precedono nella successione classica (e di quello che lo segue): è il primo degli Avatara “eroici” di Vishnu, collocati in un passato mitico, ma, dal punto di vista dell’indusimo,”reali” o almeno “verosimili”.

In un passato mitico, il demone Hiranyakashipu (fratello di quell’Hyranyaksha ricordato nel mito di Varaha), aveva ricevuto da Brama il dono di non poter essere ucciso né durante il giorno, né durante la notte, né per mano di un uomo, né da un dio o da un animale.
Con tale potere, nulla sembrava poter fermare la sua ambizione, e la sua tirannia si diffuse sulla terra.

La tracotanza del demone lo spinse fino a meditare l’uccisione del proprio figlio, Pralahda, che era un fervente Vishnuita. Ma il demone, prima di uccidere Pralahda, voleva umiliare lui e le sue credenze.
Così lo invitò nel suo palazzo al crepuscolo, nella sala del trono sorretta da colonne. Qui il padre chiese al figlio se l’onnipresente Vishnu fosse anche lì, in quella sala, e se fosse in grado si salvarlo dalla morte. E per sottolineare la sfida, colpì con forza una colonna.


Immediatamente Vishnu apparve tra le colonne, nella forma di Narasimha: un gigante metà uomo e metà leone, che fece a pezzi Hiranyakashipu, salvando il suo devoto Pralahda.
Il dono di Brama fu così rispettato: il demone fu ucciso al crepuscolo, quindi né di giorno né di notte; e fu ucciso da Narasimha, quindi non per mano di un uomo, né a opera di un dio o di un animale.

Alcune piccole note...
Il mito è una variante del fiabesco “dono incauto” da parte del regnante a un personaggio che si rivela malvagio o, come minimo, dannoso. Lo stesso spunto si ritrova nel mito greco nelle storie di Fetonte e di Semele, ma anche, seppure in forma diversa, nella vicenda che porta al quinto Avatara di Vishnu, Vamana il Nano, che narreremo prossimamente.

La tematica dell’uccisione “impossibile” si ritrova nel MacBeth di Shakespeare: l’usurpatore scozzese non può essere ucciso da nessuno nato da donna, e non potrà essere sconfitto finché il grande bosco di Birnan non avanzi verso l'alto colle di Dunsinane contro di lui. Come accade per Narasimha, anche qui l’apparente impossibilità si rivela un gioco linguistico: ai soldati dei suoi avversari viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per mascherare il loro numero, dando così la visione del bosco di Birnan che avanza verso Dunsinane; quanto a MacDuff, da cui MacBeth doveva guardarsi, è nato per un parto cesareo... e quindi “tecnicamente” non è nato da una donna!

Esiste una compagna di Vishnu-leone, chiamata Narasimhi.

venerdì 12 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 4


Il Signore Vishnu arriva a restaurare l'ordine (cosmico) perduto anche nella terza forma da lui scelta, ovvero quella di Varaha, il cinghiale.

La storia segue una linea che già conosciamo. Dopo il grande Diluvio-Pralaya ricordato nel mito del primo Avatar (Matsya Avatara), le Acque coprivano la Terra (Pritvi).
Per restaurare l'ordine, Vishnu discende sul nostro mondo in forma di gigantesco Uomo dalla testa di Cinghiale, e si getta nelle Acque del Diluvio, alla ricerca della Terra rimasta nelle profondità. Sconfigge il mostro Hiranyaksha, che aveva causato il Diluvio stesso, e finalmente raggiunge il fondo: qui finalmente solleva Pritvi e la riporta in superficie, tra l'esultanza di tutte le altre divinità.

Alcune piccole note...
In realtà questa forma è stata in un certo senso usurpata a Brahma, il Creatore: negli antichi testi del Vishnu Purana, proprio a Brahma fu attribuita la scelta di discendere sulla Terra sotto forma di Cinghiale (Varaha, appunto) dopo il Grande Diluvio.

Questo Avatara è il primo ad avere una moglie: Varahi... che, però, oltre al corpo, ha anche la testa umana.

Il recupero della Terra dalle profondità delle acque si ricorda nel mito degli Huron di cui abbiamo parlato a proposito di Kurma.
Era l'epoca in cui le acque coprivano tutto il nostro mondo, quando dall'alto cadde una fanciulla del Popolo del Cielo, assieme a un melo proveniente dal mondo superiore; la fanciulla fu salvata da due cigni, mentre l'albero cadde nell'abisso del grande oceano. Per creare un luogo in cui la fanciulla celeste postesse vivere, gli animali si gettarono nelle profondità delle acque: gli animali speravano di recuperare un po' della terra rimasta impigliata nelle radici dell'albero. Ma sia la lontra, sia il castoro, sia il topo muschiato che tutti gli altri animali fallirono nella loro ricerca.
Solo Toskwaye, il rospo, a prezzo della sua vita riuscì a riportare a galla uno sputo di terriccio. Esso fu steso sopra il guscio di Grande Tartaruga: allora miracolosamente la terra aumentò di volume, così come aumentarono le dimensioni di grande Tartaruga, finchè entrambe raggiunsero quelle del mondo che conosciamo.
Così da allora la terra emersa sta sopra il guscio di Grande Tartaruga, che ancora oggi galleggia sulle acque.

domenica 7 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 3


Vi abbiamo raccontato del primo degli Avatara di Vishnu, Matsya, il pesce che salvò il progenitore dell'attuale Umanità dal Diluvio Universale.
La storia del secondo Avatar, ovvero Kurma, la Tartaruga, ne deriva immediatamente, e anche questo è uno dei più antichi miti sulle manifestazioni del dio Preservatore che si ritrovano nei Vedanta, dove apparva Kasyapa-Tartaruga.
Ed è anche uno dei miti più curiosi che ci sia capitato di leggere, con il Caos primordiale usato un po' come il primo caseificio della storia!

Kurma appare in un mito di guerra celeste, se vogliamo uno dei tanti paralleli indiano della Titanomachia greca: il mito racconta della comeptizione tra gli dei del pantheon indù (i Devata) e i loro rivali e cugini, gli Asura.
Si narra che, in seguito al Diluvio, gli dei avevano perso la loro perpetuità, e implorarono Vishmu di soccorrerli. Questi, pietoso, si trasformò in tartaruga (Kurma significa appunto tartaruga) e sprofondò nell'Oceano degli Elementi (Samudra), invitando gli dei e gli Asura a seguirlo e a compiere un'opera grandiosa: "frullare" l'Oceano primordiale, come si fa col latte, per ottenere i meravigliosi prodotti che solo l'Oceano primordiale poteva donare.
Per fare questo, come frullino fu infilato nelle acque il Monte Mandara, con attorno il sepente Vasuki, re dei Naga e figlio di Kadru: collocato il Monte su Kurma, gli dei da una parte e gli Asura dall'altra tiravano alternativamente le estremità del serpente, per estrarre il "burro" della Amrita, cioè la bevanda immortale, il nettare degli dei, ovvero la Soma, l'essenza dell'essere, il perfetto sacrifico puro da offrire agli dei stessi.

Quando finalmente la bevanda fu pronta, una meravigliosamente sensuale fanciulla, Mohini, apparve e si preoccupò di distruibuire la bevanda. Mohini era bellissima, attarente più di ogni altra donna immortale, e i licenziosi Asura dapprima non si accorsero che la fanciulla dava a loro acqua, mentre distribnuiva l'Amrita agli dei, e in seguito la circondarono per accattivarsi i suoi favori, dimenticando del tutto la bevanda finchè questa non fu terminata dai Devata.
Solo a quel punto Mohini sparì, rivelandosi l'ennesima forma assunta da Vishnu: in questo modo il dio garantì la Soma (e l'immortalità) ai Devata, secondo il Dharma, l'ordine cosmico, e togliendola agli Asura, i rappresentanti dell'Adharma, la Disarmonia Cosmica.


Si dice che dal frullamento dell'Oceano, apparvero oltre alla Soma altre tredici cose, che insieme alla bevanda formavano le Chaturdasa Ratnam, le Quattordici Cose che più meritano di essere desiderate dai mortali, secondo l'idea del mondo degli Arya.
Esse sono:
1) Appunto la Soma-Amrita, di cui gli dei sono golosi tanto da berne fino all'ebbrezza, e a cui è dedicato l'intero terzo Veda, ovvero il Samaveda;
2) Lakshmi, dea della Fortuna e della Bellezza, sposa di Vishnu;
3) Dhanvantari, il grande medico simbolo della prefertta salute, che tiene la coppa dell'Amrita e che comporrà lo Yajur-Veda, il secondo dei Veda;
4) Sura, la dea del vino;
5) Chandra, il dio della Luna, equivalente alla Soma, e forse il simbolo della buona morte;
6) Rambha, una ninfa delle Apsara, il prototipo della buona amante (in alcune versioni non c'è Rambha, ma il vascello volante Pushpaka o Ratnavarshuka, il "Gioiello-Fulmine", con cui Ravana rapirà Sita e che Rama, altro Avatara di Vishnu, prenderà come bottino di guerra);
7) Uchchaihsravas, il re dei cavalli, il cavallo bianco prototipo del miglior cavallo del mondo;
8) Airvata, l'eccelso elefante, l'elefante bianco di Indra, il dio a capo degli dei vedici;
9) Parijata, l'albero addobbato con tutto ciò che si può desiderare nella vita;
10) Kaustubha, il più bel gioiello del mondo, al punto che Vishnu stesso lo porta al collo;
11) Surabhi (detta anche Kamadhenu), la vacca dell'abbondanza;
12) Sankha, la conchiglia simbolo della vittoria, che Vishmu tiene in una delle sue quattro mani;
13) Dhanu, il miglior arco del mondo, che sarà poi l'arma dell'eroe Rama;
14) Visha, il veleno, inteso come il greco "pharmakon". veleno mortale, ma anche ciò che dà la guarigione.

Alcune piccole note
In questo mito c'è chi ha visto il tema del ritorno alle origini: dopo il Pralaya, la ciclica distruzione del mondo a opera (stavolta) del Diluvio, il mondo torna al Caos, dove regna la Disarmonia-Adharma rappresentata dagli Asura.
Per riportare l'Armonia-Dharma, il mondo ha bisogno di un asse attorno a cui ruotare (il Monte Mandara) che funga da centro, e di essere inserito nel tempo (il serpente Vasuki). Solo "estraendo" la Soma e le altre Chaturdasa Ratnam, e distribuendo la Soma solo ai Devata escludendo dalla sua fuizione gli Asura, solo così il mondo potrà tornare all'Ordine precedente, se vogliamo il Kosmos (il mondo "ordinato") dei Greci.

Secondo altri il mondo poggia sulle molte teste di Vasuki, e che ogni suo movimento provochi terremoti. Per alcuni l'arca di Manu fu legata al cornpo di Matsya proprio usando Vasuki come corda.

Una tartaruga alla base del mondo? Non è un'esclusiva indù! Ad esempio tra gli Huron dell'America Settentrionale, il mondo giace sul dorso di una Grande Tartaruga su cui è stata sparsa la terra pescata dal fondo del Grande Oceano (i terremoti nascono quando la tartaruga si muove). La sua versione in piccolo è il mito del Fastitocalon (la Tartaruga-Isola) di cui ci parlano Borges e la Guerrero, e poi Tolkien, costruita sul modello dello Jasconius (il pesce-isola) della "Navigazione di San Brandano".