venerdì 15 maggio 2009

Tutti figli di Evemero - Le domande del Dottor Asimov 3

Anche "L'ultima domanda" (apparso in Italia nell'antologia "Il Meglio di Asimov", Mondadori), è un perfetto racconto di uno dei maestri della Science Fiction classica. In esso appare ancora una volta il taglio evemerista che Asimov dà all’interpretazione di quelli che sono specificamente argomenti mitologici.

(ATTENZIONE SPOILER! Rivelerò il finale di questo racconto... che è l’elemento chiave dell’efficacia del racconto stesso! Quindi in questo caso procuratevi ASSOLUTAMENTE il racconto, leggetelo, gustatevelo, e poi tornate qui!)

Ne “L’ultima domanda” Asimov affronta i due problemi scientifici fondamentali: la causa prima e l’effetto ultimo.
Ovvero, per dirla col linguaggio del mito: la nascita del mondo e la sua fine.

La trama è semplice: l’umanità si evolve, e con essa i supercomputer che dell’umanità si occupano.
L’uomo cambia, ma ha sempre la stessa paura di base, ovvero quella della morte, e si rivolge ai sempre più perfezionati computer (multiVac, microVac collegato ai AC Planetari, AC galattico, AC Universale, AC Cosmico e infine solo AC) facendo sempre la stessa domanda: “E’ possibile invertire l’Entropia?”.
Ovvero, tradotto in termini non scientifici... “La morte fisica è la fine di tutto?”

I computer non rispondono mai che è impossibile (come invece direbbe la scienza classica), che “fumo e cenere non possono tornare ad essere alberi”. Lo scetticismo, la paura, così come il sogno (= il mito), sono lasciati agli umani. Ogni computer (= la scienza) ha semplicemente dati insufficienti per rispondere, o non ha ancora avuto modo di incrociare tutti i dati.

Ma alla fine del non-tempo (con l’entropia dell’Universo il tempo cessa di esistere…) il lavoro è compiuto. La stessa esistenza di AC è stata legata solo all’ultimo compito, rispondere a quell’ultima domanda fatta dai creatori di AC... che con lui si sono fusi alla fine dei tempi.

Così, quando AC è pronto a dare la risposta…

(Dalla traduzione di Hilja Brinis) “...ormai non c’era nessuno cui AC potesse forire la risposta all’ultima domanda. Pazienza! La risposta – per dimostrazione – avrebbe provveduto anche a questo.
Per un altro intervallo senza tempo, AC pensò al modo migliore per riuscirci. Con cura, AC organizzò il programma.
La coscienza di AC abbracciò tutto quello che un tempo era stato un Universo e meditò sopra quello che adesso era Caos. Un passo alla volta, così bisognava procedere.
LA LUCE SIA! disse AC.
E la luce fu...”

Insomma: la logica di Evemero non finisce neppure nella creazione.

C’è un ottimismo di fondo nelle possibilità della scienza nel Buon Dottore e in tutti i suoi fratelli in Evemero.
Ma questo ottimismo non nasconde che, se anche vogliamo sperare che oltre la prima e l’ultima soglia ci sia qualcosa, solo i sacerdoti della Razionale e Onnipotente Dea Scienza ce lo possono garantire.

E, visto quello che in nome della scienza “neutra e razionale” viene fatto, non sempre questa prospettiva sembra migliore dei vaticini “mitici e irrazionali” di un qualsiasi oracolo.

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